La scorsa settimana i ragazzi di Samba si sono improvvisati pirati caraibici o marinai della marina reale inglese, guidati dai loro maestri, il barbuto pirata Anthony e il nobile ammiraglio Federico, preparandosi tutti dei bei cappelli di carta tutti decorati, con colori, scritte, disegni, foglie… qualcuno disegnando persino un chelengk o esibendo ampie foglie di fico.
Quindi hanno preso in mano il destino della loro flotta e sono divenuti essi stessi armatori di navi, costruendo, da semplici tappi di sughero e stuzzicadenti, delle piccole imbarcazioni con tanto di albero di mezzana, di maestra, di trinchetto e qualche bompresso, per non dimenticare le vele di carta.
Hanno dedicato particolare cura e attenzione perché la loro squadra apparisse più bella dell’altra, sfoggiando più vele e bizzarri scafi, degni di un genio indigeno.
Non solo: volendo anche superarsi a vicenda nel prototipo navale che meglio resistesse alle impetuose acque delle bacinelle in cui solerti mani animavano tempeste e fortunali.
Qualcuno ha anche fatto incetta di stuzzicadenti per improvvisare una specie di modulo degno di un’orbitante stazione spaziale.
Dopotutto non è forse lo spazio infinito e misterioso, oggigiorno, la nuova frontiera che più richiama la fascinosa vita sugli oceani di un tempo?
Decisamente non ci sono più confini per la fantasia dei nostri ragazzi!