Può sembrare strano che un piccolo paese delle Marche ospiti una delle opere più importanti dell’arte antica: queste sono le sorprese che la storia e l’archeologia ci riserva in Italia.
Si tratta infatti dell’unico gruppo scultoreo in bronzo dorato rimastoci dell’epoca romana, rinvenuto casualmente in frammenti dispersi nel 1946 nel territorio della parrocchia di Cartoceto presso Pergola (PU), e quindi riportato, dopo l’avventurosa storia del suo ritrovamento e dei successivi complessi restauri, arrivati nel 1988 alla ricomposizione dei 318 frammenti recuperati in quattro figure, due maschili equestri e due femminili erette.
Poiché una delle finalità del progetto Samba è quella di far conoscere ai nostri ragazzi anche qualcosa almeno della storia del territorio in cui vivono, in modo però non cattedratico e noioso, un rischio che si corre sempre soprattutto parlando del mondo antico, non potevamo rinunciare a portare i nostri piccoli a visitare il Museo dei Bronzi Dorati di Pergola, dove il gruppo statuario, nonostante una lunghissima contesa amministrativa e giudiziaria ancora non completamente esauritasi, si trova oggi.
Così, con i nostri soliti bus ed i pazienti autisti che li conducono, il nostro gruppo è andato in un tranquillo pomeriggio autunnale nella graziosa cittadina di Pergola, distesa ad arco in un’accogliente area pianeggiante dell’alta valle del fiume Cesano.
Il Museo è intelligentemente ricavato nel ex-convento di San Giacomo (XIV sec.), vicino all’omonima piazza, facilmente raggiungibile senza necessità nemmeno di attraversare il centro cittadino, per altro assai bello per alcuni notevoli palazzi rinascimentali.
Non troviamo nessuna difficoltà, né necessità di lunghe attese, trattandosi di un periodo di bassa stagione turistica: questo facilita molto il primo solenne impatto con un luogo di cultura.
Il grande pregio di questo museo, anche dal nostro punto di vista, è di essere stato organizzato «su misura» per i magnifici Bronzi Dorati, che sono stati quindi accolti in una sala climatizzata a temperatura e umidità costanti, nella quale i visitatori si possono accomodare in confortevoli poltroncine, come a cinema o a teatro.
È quindi possibile restare a lungo in contemplazione del gruppo statuario, realizzato a grandezza naturale con la tecnica della cera persa indiretta: la lega metallica utilizzata è di rame con tracce di piombo; dopo la fusione è stata quindi applicata una doratura a foglia.
Il gruppo appare quindi a tutti noi splendente, imponente e dinamico, come se ci si trovasse veramente in presenza di autorevoli protagonisti della grande civiltà romana, come se fossero stati fotografati, immobili e fieri, immortali nei loro gesti dignitosi e solenni.
All’illuminazione sapientemente distribuita si aggiunge la possibilità, di cui facciamo subito usufruire ai nostri ragazzi, di seguire un eccellente filmato che non solo racconta efficacemente la vicenda dei bronzi, ma si serve anche di modernissimi effetti di luce che mettono via via in evidenza i diversi particolari, costruttivi, espressivi e anatomici, delle statue – che si animano quindi ancor di più ai nostri occhi.
In questo modo, non svanisce affatto, ma al contrario ci avvolge ancor di più, il mistero che ancora aleggia sull’identità e sui ruoli di questi personaggi, sicuramente appartenenti agli strati più elevati della società romana tardo-repubblicana o del primo secolo dell’impero.
Non c’è però bisogno di dissertare sulle varie ipotesi che gli esperti hanno avanzato su queste figure di potenti di Roma: per i partecipanti di Samba ciò che conta è l’atmosfera che il museo riesce a ricreare perfettamente in quella sala, nella mezzora circa che i nostri ragazzi vi trascorrono.
Questo era del resto anche il nostro scopo principale: fargli assaporare la forza della storia, capace di attraversare millenni con le sue testi, per arrivare fino a noi, intatta ed ancora suscitatrice di emozioni, di là dal tempo e ancora vicina nello spazio in cui noi posteri viviamo qui ed ora.
Dai volti e dagli sguardi attenti, prima, e dal cicaleccio, poi, quando lasciamo il museo, ci pare proprio che la missione sia compiuta e che qualcosa di profondo resterà nei ragazzi di Samba, grazie a questo breve viaggio nel tempo più lontano della lunga e nobile storia dell’Italia.