Una nuova occasione per conoscere il territorio marchigiano, con il suo ricco corredo di magnifiche testimonianze medievali e rinascimentali: anche se Samba non vuole che con noi i nostri ragazzi siano troppo impegnati intellettualmente, non potevamo rinunciare a dare loro la possibilità di visitare la magnifica rocca di Mondavio, una delle opere più insigni di Francesco di Giorgio Martini, architetto militare al servizio della celebre famiglia dei Della Rovere.
Una delle poche fortezze di quell’epoca rimaste praticamente intatte. Per chi abita in queste zone, le Marche centro-settentrionali, sono luoghi e monumenti ben noti e spesso ricorrenti per queste vallate dal mare fino all’Appennino, vallate che quelle rocche erano fatte apposta per dominare e controllare con le loro severe mura massicce.
Non è stata forse una schiera così nobile come quella delle dame e dei cavalieri antichi, quella che ha quindi oltrepassato le mura della rocca di Mondavio il pomeriggio di venerdì 15 novembre, ma era certamente degna di competere con l’armata Brancaleone quanto a disciplina e rumore.
Così i nostri bambini hanno preso d’assalto il museo, impazienti di saccheggiare con occhi e orecchie le sue meraviglie: dagli alti e ventosi merli, da cui si ammira un paesaggio immenso, sino nelle buie prigioni con i loro spazi cupi e ristretti.
Incredibile a dirsi, in ogni parte della rocca sono state ricreate, con statue ed oggetti d’epoca, scene caratteristiche e pittoresche del periodo tardo-medievale e primo rinascimentale: dal banchetto dei nobili, con ricche vesti e prelibati cibi; agli ambienti più marziali come l’armeria e le sale d’armi per gli allenamenti di scherma; oppure quelli più popolareschi delle cucine e delle stalle. Così queste mura vetuste e possenti sembrano ancora abitate, ed il tempo sembra essersi immobilizzato assieme a loro.
Saliti alla rocca di Mondavio come conquistatori, i bambini sono invece rimasti catturati dal fascino di questo mondo che, pur così antico, sembra essere rimasto fino ad ora lì fermo ad attenderli, incuriosirli, coinvolgerli.
Ancora presi dalle tante suggestioni, eccoli poi applicarsi invece nell’atelier d’arte, al quale li abbiamo tutti invitati, per cimentarsi con la pittura su terracotta, reinterpretando stemmi araldici e e le cosiddette “belle” di Mondavio, nobili profili di signore rinascimentali impressi su manufatti di terracotta: un tipo particolare di decorazione quattrocentesca, tipica di questa zona, famosa appunto per le sue terrecotte policrome.
Lavorare con argille e colori, sperimentando la manipolazione della materia e le tecniche della ceramica, ecco i nostri ragazzi impegnati a riprodurre profili di belle dame, con colori e collage; a scegliere l’effige di proprie casate immaginarie da apporre sugli scudi; a costruire rocche di carta con bastioni, ponti, bandiere e quant’altro: perché, quando si è bambini, ogni opera fatta con le proprie mani è sempre il gioco più semplice e gradito.
Alla fine del pomeriggio, quando poi si incamminano sulla via del ritorno, ecco un fulgido tramonto che, come un maestoso passato, appena scoperto, si affacciava a salutare le ritmiche onde delle colline accuratamente coltivate da secoli e secoli fino a noi.